Tevere
Il fiume Tevere, il maggior corso d'acqua dell'Italia peninsulare, si forma nell' Appennino Tosco Emiliano e sfocia nel mar Tirreno dopo un percorso di circa 405 km, che ne fa il terzo fiume più lungo d’ Italia. Il suo bacino idrografico si estende su una superficie di 17.375 km2 (Fonte: Piano di bacino del Tevere, Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale). Nel suo ultimo tratto, dopo la diga di Castel Giubileo, attraversa la città di Roma dove nella sua parte periferica le sponde sono spesso occupate da insediamenti abusivi. Il fiume Tevere, alla foce, ha un ramo principale (Fiumara) e un ramo minore (Canale di Fiumicino). La stazione di monitoraggio è situata nel tratto terminale del canale di Fiumicino, interessato dalla presenza di numerosi cantieri navali e banchine di ormeggio, anche per flotta peschereccia.
I risultati si riferiscono al ramo minore del fiume (Canale di Fiumicino); tenendo in considerazione entrambi i rami, il Tevere, tra i fiumi oggetto dell’indagine, è quello con più inquinamento da macrorifiuti galleggianti.
Gli oggetti di plastica monouso hanno registrato un valore percentuale di 27.1% e quelli da pesca contenenti plastica di 1.2%. I rifiuti galleggianti rilevati sono principalmente (81.3%) di materiale plastico, ma sono stati riscontrati oggetti di altra composizione in percentuale variabile. Al 61.6% degli oggetti non è stato possibile attribuire una specifica attività di utilizzo. La maggioranza di quelli per cui è stata possibile l’identificazione è stata attribuita al consumo di cibo (18.7%).
I risultati si riferiscono al ramo minore del fiume (Canale di Fiumicino); tenendo in considerazione entrambi i rami, il Tevere, tra i fiumi oggetto dell’indagine, è quello con più inquinamento da macrorifiuti galleggianti.
Gli oggetti di plastica monouso hanno registrato un valore percentuale di 27.1% e quelli da pesca contenenti plastica di 1.2%. I rifiuti galleggianti rilevati sono principalmente (81.3%) di materiale plastico, ma sono stati riscontrati oggetti di altra composizione in percentuale variabile. Al 61.6% degli oggetti non è stato possibile attribuire una specifica attività di utilizzo. La maggioranza di quelli per cui è stata possibile l’identificazione è stata attribuita al consumo di cibo (18.7%).