Periodo:
giugno 2022 – dicembre 2023
Progetto finanziato da Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica
Coordinamento tecnico-scientifico ISPRA,
con la collaborazione di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e NAUTA Scientific srl
Affidamento ISPRA CUP F85F21000040001
L’indagine sui macro rifiuti galleggianti trasportati da 12 fiumi italiani si inserisce all’interno dell’Accordo Operativo tra il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ed ISPRA nell’ambito dei monitoraggi per la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (Marine Strategy Framework Directive, MSFD-2008/56/CE).
Il problema crescente del marine litter (rifiuti marini) rappresenta una sfida ambientale di portata globale, con gravi conseguenze sulla conservazione degli ecosistemi, sulla biodiversità e sulle attività economiche come la pesca, il turismo, e il trasporto marittimo (UNEP, 2021). Gli impatti ecologici sono particolarmente rilevanti e comprendono il decesso di esemplari per intrappolamento ed/o ingestione, i danni fisici sugli organismi marini, l’intossicazione da sostanze chimiche, il contributo al trasferimento di specie aliene. Di conseguenza, a livello globale negli ultimi anni sono state avviate numerose iniziative politiche e scientifiche finalizzate a contrastare l’accumulo di rifiuti nei mari e negli oceani.
L’Unione Europea sta producendo grossi sforzi per raggiungere l’obiettivo di riduzione della quantità di rifiuti nei propri mari, anche attraverso l’introduzione di diverse normative in materia. La Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (Marine Strategy Framework Directive, MSFD) (Commissione Europea, 2008) dichiara che il buono stato dell’ambiente del Mediterraneo potrà essere raggiunto solo quando “i rifiuti marini non causeranno più danni alle coste e agli ecosistemi” e, per questo, prevede iniziative volte alla prevenzione, al monitoraggio e alla riduzione dei rifiuti nell’ambiente. Successivamente, la Direttiva UE 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente (Commissione Europea, 2019), ha integrato le normative precedenti per quanto riguarda le misure di riduzione del consumo, i requisiti sui prodotti, i requisiti di marcatura e la responsabilità estesa del produttore in linea con il principio “chi inquina paga”. La Direttiva si applica ai prodotti di plastica monouso (SUP, Single-Use Plastics), ai prodotti di plastica oxodegradabile e agli attrezzi da pesca contenenti plastica (FG, Fishing Gears).
Per avviare efficaci azioni di prevenzione e contrasto al fenomeno del marine litter, è importante identificare le fonti di origine sulla terraferma. Secondo stime dell'UNEP/MAP (2015), circa l’80% dei rifiuti marini proviene da fonti terrestri. Si ritiene che gran parte di questi rifiuti entri in mare attraverso i corsi d’acqua, ma le quantità e la composizione esatta sono ancora scarsamente conosciute. Fino a pochi anni fa le stime erano basate su modelli matematici che includevano informazioni sulla popolazione, le dimensioni dei bacini idrografici e la gestione dei rifiuti. Questo ha portato a concentrare l’attenzione soprattutto sui grandi fiumi, indicati come responsabili del trasporto di circa il 90 % dei rifiuti di plastica che dalle acque interne arrivano a mare. Una ricerca successiva (Meijer et al., 2021), che ha analizzato dati provenienti da 1.656 corpi idrici, ha invece ridimensionato il ruolo dei corsi d’acqua maggiori, sottolineando il forte contributo di quelli, anche di piccole dimensioni, che attraversano aree urbane densamente popolate.
In questa ottica, la ricerca sul macro litter trasportato da alcuni dei principali fiumi italiani si è posta l’obiettivo generale di aumentare le conoscenze relativamente all’origine e alle modalità di accumulo di rifiuti in mare, arricchendo l’esperienza già maturata da ISPRA in 8 anni di monitoraggio dei rifiuti fluviali alla foce del fiume Tevere. Il progetto si è incentrato sui fiumi, in quanto riconosciuti a livello internazionale come i vettori più noti e comuni del litter in mare, e sul macro litter (> 2,5 cm) sia per la loro facilità di monitoraggio che perché riconosciuti come ottimo e tempestivo indicatore delle misure di riduzione.
Il problema crescente del marine litter (rifiuti marini) rappresenta una sfida ambientale di portata globale, con gravi conseguenze sulla conservazione degli ecosistemi, sulla biodiversità e sulle attività economiche come la pesca, il turismo, e il trasporto marittimo (UNEP, 2021). Gli impatti ecologici sono particolarmente rilevanti e comprendono il decesso di esemplari per intrappolamento ed/o ingestione, i danni fisici sugli organismi marini, l’intossicazione da sostanze chimiche, il contributo al trasferimento di specie aliene. Di conseguenza, a livello globale negli ultimi anni sono state avviate numerose iniziative politiche e scientifiche finalizzate a contrastare l’accumulo di rifiuti nei mari e negli oceani.
L’Unione Europea sta producendo grossi sforzi per raggiungere l’obiettivo di riduzione della quantità di rifiuti nei propri mari, anche attraverso l’introduzione di diverse normative in materia. La Direttiva Quadro sulla Strategia Marina (Marine Strategy Framework Directive, MSFD) (Commissione Europea, 2008) dichiara che il buono stato dell’ambiente del Mediterraneo potrà essere raggiunto solo quando “i rifiuti marini non causeranno più danni alle coste e agli ecosistemi” e, per questo, prevede iniziative volte alla prevenzione, al monitoraggio e alla riduzione dei rifiuti nell’ambiente. Successivamente, la Direttiva UE 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente (Commissione Europea, 2019), ha integrato le normative precedenti per quanto riguarda le misure di riduzione del consumo, i requisiti sui prodotti, i requisiti di marcatura e la responsabilità estesa del produttore in linea con il principio “chi inquina paga”. La Direttiva si applica ai prodotti di plastica monouso (SUP, Single-Use Plastics), ai prodotti di plastica oxodegradabile e agli attrezzi da pesca contenenti plastica (FG, Fishing Gears).
Per avviare efficaci azioni di prevenzione e contrasto al fenomeno del marine litter, è importante identificare le fonti di origine sulla terraferma. Secondo stime dell'UNEP/MAP (2015), circa l’80% dei rifiuti marini proviene da fonti terrestri. Si ritiene che gran parte di questi rifiuti entri in mare attraverso i corsi d’acqua, ma le quantità e la composizione esatta sono ancora scarsamente conosciute. Fino a pochi anni fa le stime erano basate su modelli matematici che includevano informazioni sulla popolazione, le dimensioni dei bacini idrografici e la gestione dei rifiuti. Questo ha portato a concentrare l’attenzione soprattutto sui grandi fiumi, indicati come responsabili del trasporto di circa il 90 % dei rifiuti di plastica che dalle acque interne arrivano a mare. Una ricerca successiva (Meijer et al., 2021), che ha analizzato dati provenienti da 1.656 corpi idrici, ha invece ridimensionato il ruolo dei corsi d’acqua maggiori, sottolineando il forte contributo di quelli, anche di piccole dimensioni, che attraversano aree urbane densamente popolate.
In questa ottica, la ricerca sul macro litter trasportato da alcuni dei principali fiumi italiani si è posta l’obiettivo generale di aumentare le conoscenze relativamente all’origine e alle modalità di accumulo di rifiuti in mare, arricchendo l’esperienza già maturata da ISPRA in 8 anni di monitoraggio dei rifiuti fluviali alla foce del fiume Tevere. Il progetto si è incentrato sui fiumi, in quanto riconosciuti a livello internazionale come i vettori più noti e comuni del litter in mare, e sul macro litter (> 2,5 cm) sia per la loro facilità di monitoraggio che perché riconosciuti come ottimo e tempestivo indicatore delle misure di riduzione.
Le metodologie applicate per la raccolta e l’elaborazione dei dati hanno consentito di raggiungere due obiettivi specifici:
attraverso l’applicazione di protocolli scientifici internazionalmente riconosciuti per l’attività di visual census, sono state acquisite informazioni dirette sulla quantità di rifiuti galleggianti che in ogni stagione vengono veicolati a mare dai corsi d’acqua, sulle loro dimensioni, sulla tipologia di materiali che li compongono e sui settori produttivi di provenienza;
attraverso l’innovativa sperimentazione realizzata utilizzando il sistema JunkTrack, sono state raccolte informazioni inedite riguardo alle dinamiche di trasporto del litter da parte dei fiumi – evidenziando le condizioni che favoriscono una maggiore mobilitazione – e alle direttrici preferenziali di spostamento a mare.
L’osservazione è stata realizzata su 12 fiumi: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto, Tevere.
attraverso l’applicazione di protocolli scientifici internazionalmente riconosciuti per l’attività di visual census, sono state acquisite informazioni dirette sulla quantità di rifiuti galleggianti che in ogni stagione vengono veicolati a mare dai corsi d’acqua, sulle loro dimensioni, sulla tipologia di materiali che li compongono e sui settori produttivi di provenienza;
attraverso l’innovativa sperimentazione realizzata utilizzando il sistema JunkTrack, sono state raccolte informazioni inedite riguardo alle dinamiche di trasporto del litter da parte dei fiumi – evidenziando le condizioni che favoriscono una maggiore mobilitazione – e alle direttrici preferenziali di spostamento a mare.
L’osservazione è stata realizzata su 12 fiumi: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto, Tevere.
La scelta dei fiumi è stata determinata dalla necessità di monitorare le tre sotto-regioni marine individuate dalla Direttiva Quadro sulla Strategia Marina:
- Mediterraneo occidentale (Regioni da Liguria a Calabria/Sicilia Settentrionale)
- Mare Adriatico (da Friuli Venezia Giulia a Puglia orientale)
- Mar Ionio e Mediterraneo centrale (Sicilia Meridionale, Calabria, Basilicata, Puglia)
Sebbene in Europa siano diffuse esperienze su singoli fiumi anche a livello di bacino, l’Italia è il primo Paese ad aver strutturato e sistematizzato un monitoraggio così esteso sui fiumi per rispondere alle richieste normative della Direttiva Quadro sulla Strategia Marina.
I risultati del progetto costituiscono una preziosa base conoscitiva per supportare una corretta valutazione dell’efficacia delle normative ambientali e per avviare future azioni di prevenzione e gestione dei macro rifiuti galleggianti.